Paul Thuile



“Le opere di Paul Thuile sono fotografie eseguite per fissare i disegni realizzati dall’artista in luoghi fatiscenti, ripropongono il primato del disegno su tutte le altre forme artistiche. Pure sulla stessa fotografia che qui si piega a servizio del disegno e del rapporto magico, melanconico, mentale, ma anche fisico, che intercorre tra il disegno di una cosa e di un luogo e la cosa stessa, il luogo stesso.

Egli fa una cosa molto semplice, eppure molto seria e poetica. Sceglie case, edifici abitati e disabitati, oppure in procinto di essere trasformati, risistemati, demoliti. Individua un punto, un dettaglio, uno scorcio e si avvicina alla parete quasi aderendo col corpo alla superficie muraria, all’intonaco. In quella posizione guarda quello che vede, ciò che rientra nel suo cono visivo, nell’orizzonte.

Il taglio è particolare, riesce a superare la possibilità tecnica e oltrepassa il limite di una visione frontale quella a cui invece si dedica l’occhio del fotografo chiamato sul posto a fissare, per l’appunto frontalmente, il disegno e in parte il soggetto stesso del disegno, una scala, una porta, un camino, una tavola imbandita, libri, prese elettriche, il pavimento, un lavandino, una finestra, un vaso di fiori, termosifoni.

A volte il rapporto è straniante: da quella posizione l’artista ha osservato quello che da un punto di vista frontale non si riesce a guardare.

La foto testimonia due mondi separati da una parete, da uno spazio: due mondi, quello reale e quello mentale, quello vissuto e l’altro, quello disegnato. In questi casi è come se il disegno ci precedesse, come se lo sguardo avanzasse prima del nostro corpo”.