Michel Haillard



A proposito dell’uomo: la curva che segue l’evoluzione di uno stile o di un movimento sembra passare dalla semplicità alla complessità: i capitelli delle colonne greche vanno dalla purezza formale del dorico all’arricchimento dello ionico per ottenere infine l’esuberante carica del corinzio. Lo stesso primo stile gotico essenziale conduce progressivamente al più ricco splendore ed il neoclassico rinascimentale trasfigura il barocco per esplodere nell’eccessivo rococò. Potremmo dire che i mobili di Michel Haillard sono le creazioni di un design barocco esotico e paradossale. Il design – termine d’origine inglese, inizialmente utilizzato nell’accezione di “progetto” ed in francese adottato per esprimere l’equilibrio tra il disegno ed il progetto – è la ricerca di nuove forme adattate alle loro funzioni (Robert). Il termine barocco, da parte sua, deriva dal portoghese “barroco” (per pronunciarlo bisogna far rotolare le r), perla irregolare o perla selvaggia. Come sinonimo Robert gli aggiunge: bizzarro, eccentrico e di forma irregolare. I mobili di Michel Haillard congiungono l’ispirazione di queste due nozioni con stupefacente maestria. Sono utili dunque le sue poltrone, i suoi comò, i suoi divani? Certamente: le poltrone sono i troni dei capi di tribù, di persone che ricoprono cariche importanti o di gente cosciente del valore relativo di questo decoro; i suoi comò sono scrigni per documenti o oggetti preziosi e segreti; i suoi divani ospitano passioni sfrenate, ma dominate esteriormente, dove il disordine asimmetrico è equilibrato dalle forme e dagli oggetti che lo compongono. Questi oggetti, Michel Haillard li colleziona da diversi anni per via delle sue esplorazioni e delle sue ricerche. Esplorazione è il termine giusto poiché quello che lui chiama “tribal poursuire” (definizione con la quale l’eccentricità riflette perfettamente: il carattere delle sue opere) è allo stesso tempo selvaggio (poiché piacevolmente smussato) e ludico (poiché non esclude un umorismo secondario). Haillard mescola la natura innegabile dei suoi materiali – corna o difese d’origini diverse, pelli di leopardo, di coccodrillo, di zebra che sono stati già trofei di diverse generazioni di cacciatori – con uno spirito fantastico, un’immaginazione libera, una nostalgia manifesta di solennità e d’ironia. La sua “poursuite” è allo stesso tempo creazione coerente e volutamente estesa; è creazione dell’inatteso, dell’insolito, mentre resta tribale il suo carattere di alto valore artistico pur conservando in sotto-giacenza, il senso cosciente dell’eccesso.Artista non riconducile ad un preciso contesto per il suo modo del tutto personale di modificare gli oggetti della natura che gli capitano per le mani, di lavorarli affinché si assoggettino a nuove funzioni (Duchamp potrebbe essere suo zio) e di investirli, senza denaturarli, di un nobile uso insospettato. Da lui, due stili, due risorse d’ispirazione, due usi di una creazione artistica s’incontrano, trovano il loro accordo e la loro unità nella visione fantasmagorica di un artista che, invece di sottomettersi all’imperativo dei suoi materiali, li assoggetta alla folgore del suo spirito creativo.

Wim Toebosch (Associazione Internazionale dei critici d’arte).